Cybercon III è un'avventura in soggettiva a tema fantascientifico, pubblicata nel 1991 per Atari ST e Amiga. Successivamente fu portata su MS-DOS nel 1993. Il gioco è stato ideato da Ricardo Pinto, sviluppatore noto per aver contribuito a titoli di rilievo su Atari ST come Carrier Command, da cui aveva già mostrato una forte inclinazione per la fusione tra azione, simulazione e ambientazioni futuristiche.
In Cybercon III il giocatore assume il ruolo di un infiltratore solitario inviato all'interno di una gigantesca base militare sotterranea controllata da una IA impazzita, Cybercon. L’obiettivo è disattivare l’intelligenza artificiale dall’interno, esplorando i vari livelli del complesso e interagendo con i suoi sistemi difensivi. Tuttavia, non si tratta di uno sparatutto tradizionale, ma di un’avventura strategica con elementi puzzle e un forte accento sull’esplorazione e la comprensione dell’ambiente. Il gioco ricorda in parte altre avventure in 3D come Driller, e Damocles: Mercenary II.
Il punto di forza del gioco è senza dubbio la sua struttura: 400 stanze uniche, ciascuna con funzioni specifiche, trappole, terminali e sfide da superare. L'esplorazione non è lineare, e per sopravvivere è necessario imparare come funziona la base, risolvere enigmi, manipolare interruttori, accedere a computer e sistemi di sicurezza. Tutto è visto in prima persona attraverso una grafica vettoriale tridimensionale che, seppur spartana, riesce a creare un’atmosfera opprimente e tecnologica. La versione Amiga offre una fluidità leggermente superiore rispetto a quella Atari ST, mentre la conversione MS-DOS, uscita due anni dopo, beneficia della maggiore potenza dei PC ma resta fedele all’estetica originale.
Cybercon III fu accolto con opinioni contrastanti: da una parte lode per l’originalità, la profondità e l’ambizione del progetto, dall’altra critiche per la sua difficoltà elevata e la totale assenza di aiuti o indicazioni. Non esiste mappa automatica, non ci sono suggerimenti, e il giocatore deve contare esclusivamente sulla propria memoria e deduzione.
Rivedendo oggi Cybercon III, si può riconoscere in esso un antesignano di titoli come System Shock o Half-Life, non tanto per la grafica quanto per l’integrazione tra narrazione ambientale, libertà d’azione e immersione totale. È un gioco che richiede pazienza, ma che premia con una soddisfazione rara chi riesce a decifrarne la logica. Ricardo Pinto, che in seguito avrebbe abbandonato il mondo dei videogiochi per dedicarsi alla narrativa fantasy, ha lasciato con Cybercon III un titolo unico, ancora oggi ricordato con affetto dagli appassionati di giochi sperimentali e visionari.