L’introduzione della tecnologia 3D nei videogiochi per computer ha rappresentato una svolta epocale, aprendo nuove dimensioni – in senso letterale e figurato – all'intrattenimento interattivo. Sebbene il concetto di grafica tridimensionale esistesse già dai primi giorni dell’informatica, è solo a metà degli anni ’80 che gli sviluppatori iniziarono a sperimentare concretamente con forme rudimentali di gameplay in 3D.
Uno dei primi tentativi fu Scarabaeus (noto anche come Invaders of the Lost Tomb) per Commodore 64, che proponeva un'esplorazione labirintica in pseudo-3D e un'atmosfera inquietante. Nonostante i limiti tecnici dell'epoca, questo titolo mostrava le potenzialità dell'effetto profondità e della prospettiva nello spazio virtuale.
Il vero salto di qualità arrivò nel 1986 con The Sentinel, creato da Geoff Crammond. Si trattava di un gioco con un paesaggio interamente esplorabile in 3D, realizzato con poligoni pieni: una vera meraviglia tecnica per l’epoca. A seguire, giochi come Driller, parte della serie Freescape, consentivano di muoversi liberamente in ambienti tridimensionali complessi, risolvendo puzzle spaziali. Con Damocles: Mercenary II, la simulazione raggiunse nuovi livelli, offrendo un intero sistema solare in movimento, dove si potevano esplorare città, pianeti e stazioni spaziali in tempo reale.
I simulatori di volo furono tra i primi generi ad abbracciare appieno la terza dimensione. Titoli come Falcon e Gunship offrirono visuali dal cockpit e fisica realistica, immergendo il giocatore in missioni aeree dettagliate e strategiche. Anche i simulatori di guida contribuirono all’evoluzione, con Hard Drivin' che portò su schermo piste poligonali, rampe e incidenti in tempo reale, mentre Formula 1 Grand Prix spinse il realismo con circuiti autentici e fisica avanzata.
Anche i giochi di ruolo abbracciarono il 3D. Ultima Underworld: The Stygian Abyss (1992) fu rivoluzionario: un dungeon crawler con visuale in prima persona, movimento in tempo reale e ambienti completamente tridimensionali. Contemporaneamente, gli sparatutto come Spear of Destiny, prequel di Wolfenstein 3D, portarono l’azione frenetica in ambienti 3D chiusi, anticipando l’esplosione del genere FPS.
Un altro punto di riferimento fu Frontier: Elite II, che combinava sistemi planetari in tempo reale con un'enorme galassia da esplorare liberamente. Evoluzione diretta di Elite, offriva una simulazione spaziale sandbox senza precedenti.
Infine, la metà degli anni ’90 vide l'affermazione definitiva del 3D grazie a titoli come Tomb Raider (1996). Le acrobazie e l’esplorazione di Lara Croft in ambienti poligonali vasti e complessi segnarono un punto di svolta sia nel gameplay sia nella narrazione centrata su un personaggio.
Dai primi wireframe ai mondi immersivi e complessi, la tecnologia 3D ha trasformato radicalmente il linguaggio videoludico, gettando le basi per il game design moderno.